Un obiettivo è uno stato d’animo. Giorni in cui senti l’esigenza di raccontare con un grandangolo, e giorni che monti un macro fisso e non lo smonti più.

Ci sono momenti in cui senti l’esigenza di togliere il superfluo, lasciare posto all’essenziale e fare ordine in modo che tutto funzioni.
In fotografia, ad un certo punto succede proprio questo; da ciò che si presenta ai propri occhi, si tende a rimuovere il superfluo e a concentrarsi su un concetto semplice ed efficace. Allo stesso modo come un artigiano che, aprendo la propria cassetta degli attrezzi, sceglie l’arnese più incline ad eseguire il proprio compito, anche per un fotografo, accade la stessa cosa seppur in chiave differente. Stamattina è andata proprio così. Ho tirato fuori dalla mia borsa un obiettivo, non uno qualunque ma 100 mm macro e l’ho assicurato al grilletto della mia “sforna immagini” per ritrarre contesti differenti rispetto a quelli che normalmente catturo con un’ottica così specifica. Una volta montata sulla mia reflex dal timbro secco, rumoroso ed emozionante, ho cercato di sottrarre porzioni di immagini alla realtà che la luce ha man mano illuminato attorno a me. Nessuna trama, nessuna storia, ma solo una sequenza di fotografie che ho realizzato con l’ausilio di questo fantastico ed inseparabile arnese.
“Quando tutto ti sembra già visto, inizia a tracciare delle linee.”
È un pò il motto che mi porto dietro fin da quando ero piccolo. All’epoca disegnavo ovunque linee e forme di vario tipo. Su quaderni, diari, banco di scuola. Quasi sempre le stesse linee, ma con differenti intersezioni. Prima con una matita, una penna rigorosamente nera, adesso con una fotocamera esercitandomi con composizioni di luci ed ombre, a colori e in bianco e nero.
Sporgendomi da uno dei più bei punti panoramici di Sant’Angelo di Brolo, giusto un paio di scatti prima di muovermi verso altri luoghi del paese in cui abito e lavoro, in ognuno di questi ambienti, tessera dopo tessera, ho assistito via via alla formazione di un mosaico le cui tessere risultano essere: porzioni di natura, ritagli di tessuto urbano, forme astratte raccolte qua e là. E ancora, squarci su delle pareti animate da figure immaginarie che facendo a meno di porte e scale, si arrampicano fin su alla figura del Celeste che svetta sul campanile. Infine rimango attratto da come un’esile ragnatela riesca a mettere in relazione preghiera e riflessione su uno dei momenti più difficili che sta interessando dell’umanità.

foto: © 2021 Carmelo Lenzo – tutti i diritti sono riservati.